ARSURA
(Spiriti urticanti)
POESIE
Prefazione di Gian Piero Prassi
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PREFAZIONE
Vi sono poeti il cui canto è forte e allo stesso tempo esteticamente
appagante,come nel caso di Sergio Ghio le cui liriche si accordano con quanto
lo stesso poeta afferma a livello programmatico.Guardare la vita senza infingimenti,rifarsi all’aspra realtà di rapporti primevi tra i protagonisti dell’esistenza.La
bellezza non alligna nello zuccherato mondo della finzione,ma nel concreto
manifestarsi della natura.Non a caso in
questa raccolta dal titolo “Arsura” ilmare è l’elemento archetipo che ricorre insistentemente nella sua
lirica,senza retorica o facile abbandono nostalgico.Il mare è una presenza che
pulsa nel nostro sangue e che vale per tutti,e ricorre spesso nella
letteratura.Alla luce di una tale “dialettica” in cui l’autore raggiunge
poeticamente elevate vette senza pigrizia e
compiacimento di se come a voler prolungare la bellezza e il piacere di
un’esperienza poetica,come chiedesse “l’arresto del tempo” su queste liriche,non
sarebbe giusto limitare ad un solo aspetto una poetica così ampia,e del resto
abbiamo voluto far affiorare un forte fattore unificante,nell’insieme di una
ricerca poetica che ci appare veramente matura.Capace sopratutto di trovare le
modalità espressive più efficaci con una levigatezza dei versi assai rara
nel panorama dell’espressione poetica contemporanea.
Gian Piero Prassi
La poetessa Alda Merini, il
giornalista della “Tigulliana” Marco Delpino,
e Sergio Ghio durante una
premiazione a Santa Margherita Ligure.
Sergio Ghio. Ligure di Sestri
Levante, città dove risiede. Con l’opera “Arsura” , l’autore traccia con
leggerezza im-magini di umanità
affacciata sul mare, capace di descrive-re mari interiori e paesaggistici
con una lingua scarna, nella scia della grande
tradizione ligure, e ottiene
la menzione speciale della giuria del
Premio Internazionale organizzato al Festival Internazionale di poesia di
Genova. “Recensione indipendente della
versione dell’opera che ha partecipato
al concorso nazionale, ilmioesordio-Poesia 2014 organizzato dal
sito ilmiolibro.it in
collaborazione con il Festival Internazionale di Poesia di
Genova. La recensione è a cura della redazione del festival”.
Sergio Ghio continua
in quell’immaginario fil rouge, che unisce tanti poeti liguri del Novecento (soprattutto
Montale e lo Sbarbaro di scarsa lingua di terra…), dove la secchezza del
linguaggio e la ricerca sintattica, danno vita a un connubio nitido, diretto,
pungente. Ecco allora
che il titolo del libro “Arsura – Spiriti urticanti” riassume quanto appena
detto, con una grande capacità di
trasformare in epos la sua quotidiana vicinanza col mare e
con la natura.
Ghio possiede
una scrittura forte, come il “vento di greco corroso a
prosciugare ogni tardo stupore”, nella quale l’alternanza di
luce e ombre, amplifica la vivacità e la profondità
delle immagini offerte a ritmo continuo, ed è la chiave di lettura
della sua poetica. Il paesaggio
non è solo un fondale, ma è protagonista come gli individui e le cose animate
che vi si muovono
dentro, dallo scoglio
dai grandi occhi neri, alle ninfe di catrame, alle alghe
in agguato, un paesaggio che sembra sospeso tra sogno e realtà, “dove
donne di ceppo antico e viso di bambine che nessuno mai vide aprono
il palmo della mano dove
deporre il respiro, l’occulta radice, il sogno che dorme”.
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